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INTRODUZIONE

Questa introduzione per farvi conoscere la nostra Associazione, costituitasi ufficialmente nel 1985. Molto si è fatto per questa antica chiesa, ma ancora il percorso non è terminato, la possibilità di informare più gente per scambi di valutazioni e opinioni attraverso Internet renderanno queste ricerche più qualificate.

Affreschi sepolti per secoli in un'ex chiesa, a Melzo. Riportati alla luce da un gruppo di cittadini.
(Corriere della Sera – "io donna" relazione di Ermanno Lucchini – 11 settembre 2004)

Vi sono persone che, per passione, si dedicano alla tutela dei capolavori d'arte della propria città e, magari, riportano alla luce affreschi quattrocenteschi andati "smarriti", perché rimasti per secoli sotto strati di intonaco, e poi attribuiti a Leonardo da Vinci: be', pensateci bene, quanto dovremmo essere loro riconoscenti.

«Basta un grazie» anticipano gli Amici di S. Andrea di Melzo, per fugare il dubbio di qualsivoglia pretesa. Eppure, una ricompensa più generosa di quelle finora arrivate - contributi del Comune e fondi regionali a parziale copertura delle spese affrontate per rifare il tetto della chiesa di Sant'Andrea - la meriterebbe questo cenacolo di appassionati, protagonisti di un recupero d'inestimabile valore.

Per finanziare i lavori di restauro sono state svolte e si svolgono tuttora, molte manifestazioni, da mostre di presepi nel periodo natalizio a quelle culturali in occasione della Fiera delle Palme, a cicli di concerti di musica classica nel mese di maggio, visite guidate e ora si vuole pubblicare un volume (il primo, sugli affreschi leonardeschi restaurati) col contributo dell’Amministrazione Comunale di Melzo, e di qualche azienda privata. Ci voleva questo manipolo di "Amici" che hanno dedicato gli ultimi vent'anni a battagliare contro l'indifferenza delle istituzioni e lo scetticismo di certi "grandi studiosi". Altrimenti, chi mai avrebbe scovato a venti chilometri da Milano, in un'anonima chiesetta trasformata in lazzaretto, in magazzino e infine in deposito di cesti, gli affreschi del Martirio di Sant'Andrea, opera di Bernardino Zenale, pittore della cerchia di Leonardo?

Commissionati, probabilmente, verso il 1487 da Caterina Sforza (figlia del duca di Milano Galeazzo Maria, fratello di Ludovico il Moro) per rievocare l'assassinio del padre in una congiura di palazzo, gli affreschi decorano l'abside e, con immagini metaforiche e allusive, denunciano il mandante del delitto, dunque un omicidio politico.

Non solo: nel Martirio – questa è la tesi dell'associazione - sono stati identificati ritratti con "grottesche", cioè caricature, attestando l'intervento di un maestro che usava generalmente la mano sinistra come Leonardo.

«Il maestro e Caterina, esperta alchimista, si conobbero e si frequentarono» spiegano. Per avvalorare la tesi, sono state commissionate costose e qualificate perizie, effettuando ricerche sui codici leonardeschi alla Biblioteca Ambrosiana, a Madrid e alla Royal Library nel castello di Windsor. E quando, durante il restauro del pavimento, fu rinvenuto un teschio venne sottoposto negli Stati Uniti per gli esami al carbonio "C14", mentre il dipartimento di Medicina Legale, a Milano, ha ricostruito le sembianze del volto, per identificare il cadavere. Con ogni probabilità, risultano essere quelli del duca assassinato, Galeazzo Maria Sforza. Da ultimo, c'è una decorazione, proprio nell'abside, che richiama il leonardesco logo della "Quadratura del cerchio".

Alla fine ottenuta anche dagli amici di Melzo. 

      

 








Don Renzo Marzorati
Parroco pro-tempore Parrocchia SS. Alessandro e Margherita

"Volli, volli, fortissimamente volli":

questa famosa frase dell'Alfieri ben si adatta agli "Amici di Sant'Andrea" e a questo libro, frutto di un'appassionata ricerca che dura da decenni e non si può ancora dire conclusa.

La chiesa di S. Andrea in Melzo è stata edificata probabilmente nel sec. XIII. Ha avuto periodi di splendore, seguiti da un progressivo degrado. Nel secolo scorso venne addirittura venduta e trasformata in deposito di cereali, laboratorio di cassette per frutta, verdura e formaggi. Grazie ai buoni uffici dell'avvocato Erba, nel 1968 la Parrocchia dei SS. Alessandro e Margherita potè recuperare con donazione il monumento, che era in uno stato pietoso. Stimolate dall'allora prevosto don Francesco Gerosa, alcune persone costituirono un gruppo denominato "Amici di Sant'Andrea", con la finalità di promuovere l'interesse e il restauro di questa chiesa, insigne testimonianza di tanti secoli di storia della città.

Eseguiti i primi necessari interventi, apparve subito l'importanza dell'affresco dell'abside, di livello decisamente superiore a dipinti di maniera. Essi furono particolarmente attratti da questo ciclo absidale, così insolito per una piccola chiesa di un borgo della campagna del Milanese, ed iniziò un paziente ed attento lavoro di ricerca. Proseguirono parallelamente le indagini sulla storia e sul linguaggio pittorico, rivelando particolari di grandissimo interesse: non ultima la probabilità di un intervento dello stesso Leonardo da Vinci, presente alla Corte ducale di Milano nell'ultimo periodo del 1400.

Viaggi, visite a Musei, ricerche nei vari Archivi Notarili e della Curia, scambio di lettere con storici ed esperti di Storia dell'Arte: non si sono arrestati davanti a nessun ostacolo, arrivando persino ad ottenere, attraverso Medicina Legale dell’Università di Milano, il permesso di far aprire il sepolcro di Bianca Maria Sforza nell'Abbazia Cistercense di Stams in Austria. Un valido tentativo per il confronto del DNA paterno, dopo i risultati ottenuti dall’esame del Carbonio Radioattivo (C14) per la datazione, proseguendo inoltre alla ricostruzione del volto sul teschio ritrovato sotto il pavimento, in un punto particolare dell’abside della chiesa, attribuendolo a quello di Galeazzo Maria Sforza V duca di Milano.

Questo libro contiene i risultati del lavoro costante ed accanito di tutto questo tempo. Interessanti ed importanti riconoscimenti sono giunti anche dall’Università degli Studi di Milano, dalla Società di Scienze della Storia Lombarda, da Club Culturali privati e da studiosi italiani e stranieri.

Sono personalmente grato agli Amici di Sant'Andrea per aver ridonato a Melzo e alla nostra Parrocchia un monumento di grande interesse, un piccolo gioiello del quale i melzesi

possono essere giustamente orgogliosi. I lavori di ricerca non sono conclusi: state pur certi che non desisteranno dal seguire le piste interessanti che già hanno individuato ed anche dal trovare altri riscontri, altri riferimenti, altre conferme: il gruppo è appassionato, determinato, e ben deciso a proseguire fin dove potrà arrivare.

Questo volume è la conferma della serietà e dell'impegno di questi anni: sono certo che coloro che lo sfoglieranno sentiranno il desiderio di venire a Melzo, per intraprendere un viaggio nel tempo e rivivere di persona, in questo gioiello rinascimentale, l’atmosfera segreta e misteriosa che è ancora da approfondire… 

 








AUTORITA' CITTA' DI MELZO

"Alcuni osserveranno che le conclusioni precedettero, senza dubbio, le "prove". Ma chi si rassegnerebbe a cercar prove di cosa che già non creda, e di cui non gl'importi?".

  Così Borges, nel racconto "Tre versioni di Giuda" della raccolta "Finzioni", evidenzia in modo nitido un'acquisizione della più recente ermeneutica, e cioè che non può essere misconosciuto il ruolo dell'interesse nei processi conoscitivi.

  Quello degli "Amici di Sant'Andrea" è stato senza dubbio un lungo percorso conoscitivo, mosso da una grande passione per le forme artistiche e, in particolare, per questo piccolo gioiello della nostra Città, che è la Chiesa di Sant'Andrea, la quale, come molti ricorderanno, fino a tutti gli anni '70 ha versato in una situazione di degrado. Soltanto la sensibilità di don Francesco Gerosa, prima, e poi degli "Amici di Sant'Andrea", ha reso possibile quel restauro che ci fa apprezzare l'opera come la ammiriamo oggi.

  Nel contempo, la passione si è tradotta in uno studio sempre più ampio e meticoloso, oltre che sui profili architettonici, soprattutto sui dipinti interni alla Chiesa, studi che hanno condotto ad ipotizzare un'ascrivibilità, quanto meno indiretta, di alcuni affreschi alla Scuola Leonardesca.

  Non è compito di questa introduzione stabilire se le "prove" abbiano confermato le "conclusioni", cioè quell'ipotesi di partenza e quell'interesse che hanno sorretto la fatica dell'indagine.

A tal fine occorre semmai sottoporre a vaglio critico - con metodo e basi conoscitive adeguate - studi comunque condotti con serietà e rigore.

  A chi rappresenta l'Amministrazione Comunale compete invece ringraziare per il prezioso lavoro che è stato compiuto dagli Amici di Sant'Andrea: soprattutto grazie a loro, la nostra Città si è vista restituita un'opera assolutamente pregevole, ne ha potuto conoscere la storia e ne può oggi usufruire per celebrazioni, concerti ed altre iniziative.

  Così il recupero di Sant'Andrea costituisce anche testimonianza di come l'amore per la città, coltivato dai cittadini, è elemento fondamentale perché una comunità possa crescere consapevole della propria storia e della sua ricchezza.

Sindaco di Melzo - Paolo Sabbioni

 Assessore alla Cultura - Vittorio Perego           








VICENDE STORICHE

DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI - (Una piccola sintesi)

Giulio Nespoli
Davide Re

- La fondazione della chiesa

La chiesa di S. Andrea apparteneva alla Pieve di Gorgonzola e nacque come cappella ad uso privato di alcune famiglie della zona, che la utilizzavano come edificio per le funzioni religiose. La dedicazione all'Apostolo Andrea, venerato ancora oggi come protettore dei pescatori, era intesa a propiziare e proteggere l'attività della pesca da cui gli abitanti locali traevano cibo per il proprio sostentamento e derivava probabilmente sia dalla vicinanza del luogo a corsi d'acqua, rogge e acquitrini, sia dalla probabile venerazione che le famiglie proprietarie stesse avevano verso questo santo.

La titolazione a S. Andrea si è conservata inalterata nel tempo e testimonia le primitive origini, che i fatti e le vicissitudini successive non hanno modificato. Andrea come il fratello Simone detto Pietro, era pescatore in Galilea e, secondo la tradizione del vangelo di Giovanni conobbe per primo Gesù Cristo, e a lui condusse il fratello. La narrazione di Luca ci presenta, la chiamata dei primi quattro discepoli - e Andrea è tra questi - dopo la "Pesca Miracolosa" sul lago di Tiberiade. Il testo dice: "…tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono…". E Andrea seguì quindi Gesù ed iniziò dopo la sua morte e resurrezione a predicare il Cristianesimo raggiungendo le regioni dell'Asia Minore, dove animatore e custode della comunità cristiana, divenne Vescovo di Patrasso, in Grecia. Subì infine il martirio in questa città il 30 novembre del 60 d.C., come vuole la tradizione su una croce decussata, da "decussis" moneta romana da dieci, ovvero X (dieci) assi, che poi prese il nome di "Croce di S. Andrea" .

In seguito in base ai ritrovamenti archeologici che hanno portato alla luce le fondamenta primitive, la costruzione della chiesa può essere fatta risalire ad un periodo compreso tra l'XI e il XIII secolo. Venne edificata con caratteristiche rurali senza particolari pregi e possedeva dei muri perimetrali di pietra e mattoni, con copertura a travature e tegole, e pavimento in terra battuta.

Tale costruzione si può ricondurre alla necessità da parte di alcune famiglie di possedere un edificio di culto sulle proprie terre per i motivi fiscali, già citati in precedenza e come era consuetudine in quel tempo. Ciò è confermato dall'analisi dei documenti più antichi, ritrovati nelle ricerche sinora effettuate, che conducono a due periodi distinti per la costruzione fisica dell'edificio e per la fondazione della cappellania per le celebrazioni religiose - per cui esiste una data certa -; come intuibile quest'ultima venne istituita successivamente avendo già l'edificio a disposizione per l'utilizzo.

La prima citazione in un documento della chiesa di S. Andrea è relativa ad un atto dell'ottobre dell'anno 1025, ed è da considerarsi la data più antica ritrovata.

Il documento inizia con "Cum in burgo Meltii foret queda ecclesia nomine S. Andree Apostoli...", che purtroppo non ci è pervenuto in originale, ma in una trascrizione posteriore.

(…)

Il Novecento

Con l'inizio del nuovo secolo, la chiesa viene del tutto abbandonata alle ingiurie del tempo e considerata priva di ogni interesse storico e artistico. Il Cardinale Andrea Carlo Ferrari nella sua quarta visita pastorale, con decreto del 28 novembre 1915, consiglia di vendere la chiesa perché in grave deperimento e rovina, provvedendo con il ricavato a riparare la chiesa di S. Francesco. La parrocchia non ha più interesse a mantenere la chiesa che è ormai pressoché inutilizzabile, e quindi la Fabbriceria decide di metterla all'asta con una valutazione di L. 12.500. Così il 1° luglio 1922 viene venduta alla famiglia Invernizzi, nota per la sua produzione casearia. Diviene allora deposito di merci e derrate, abitazione civile di sfollati, in occasione dell'ultimo conflitto mondiale, ed infine laboratorio di falegnameria.

Il susseguirsi di queste destinazioni d'uso senza manutenzione alcuna dell'edificio, hanno finito per comprometterne la struttura muraria, con conseguente deterioramento degli affreschi nascosti, sino a far temere la perdita completa della chiesa a causa del cedimento delle strutture portanti. Il primo arco dall'ingresso principale dovette essere puntellato per evitarne la caduta. Maldestre manovre per indagare la presenza di pitture nella zona absidale, attuate con rudimentali mezzi già visibili negli anni trenta, riportarono alla luce una parte dei personaggi raffigurati sulla parete di fondo, arrecando però permanenti danni tuttora visibili. Gli affreschi nelle due nicchie laterali dell'abside, ed un affresco sulla parete sud, una volta riscoperti, furono strappati da ignoti. Negli anni '60 la chiesa ha avuto l'evento più drammatico della sua secolare esistenza; la decisione, espressa nella delibera comunale, di abbattere l'edificio per far posto ad un parcheggio per auto, essendo ormai la chiesa considerata un rudere pericolante. Se questo fosse accaduto, il paese avrebbe perso un importante monumento di notevole valore storico-artistico.

Fortunatamente la delibera non venne eseguita e alla fine degli anni '60 il cav. Romeo Invernizzi, proprietario della chiesa, decide di farne dono alla parrocchia dei SS. Alessandro e Margherita. La donazione viene accettata dalla Curia e dalla parrocchia nel dicembre 1968 e la chiesa ritorna così di proprietà parrocchiale91. Il parroco don Francesco Gerosa inizia subito i primi e urgenti lavori di restauro conservativo per il tetto ed il campanile.

L'Associazione Amici di S. Andrea, costituita ufficialmente nel 1985, con l'obiettivo principale di favorire il recupero integrale della chiesa, ha continuato gli interventi, intraprendendo un attento programma di restauro. Le strutture portanti sono state recuperate con adeguamenti fondazionali e di coesione delle fessure presenti, al fine di ripristinare l'assetto statico. L'intonaco esterno è stato rifatto sui lati più lunghi dell'edificio, mentre la facciata e la zona absidale sono state riportate all'originale con mattoni a vista. La copertura è stata ripristinata in conformità agli aspetti compositivi rilevati da fotografie d'archivio: orditura principale con assito di tavelle in cotto opportunamente dimensionate e manto di copertura in coppi a canale. L'intonaco interno, non interessato da affreschi, è stato invece consolidato ed integrato nelle parti lesionate, rigenerando alcuni motivi ornamentali e decorativi.

Tutte le parti affrescate sono state restaurate, attuando, dopo la discialbatura degli strati di pitturazioni che li ricoprivano, il consolidamento, la pulitura, il fissaggio ed il ritocco pittorico finale. Il pavimento è stato completamente rifatto nei canoni originari con mattonelle rettangolari in cotto e si è proceduto durante tali lavori alle indagini sulle precedenti stratificazioni. Questo ha permesso di riportare in luce le antiche fondamenta del primitivo oratorio con abside semicircolare, evidenziando il successivo ampliamento alle dimensioni attuali, e numerose tombe sia in zona absidale sia nella navata. In particolare si è potuto distinguere, tra le sepolture nobili-religiose, che sono le più importanti, e quelle a deposizione comune, di cui alcune riservate alle vittime del colera.

Dal 1990 circa, la chiesa, che non è stata riconsacrata, è normalmente utilizzata sia per funzioni religiose e matrimoni, sia per tenervi concerti di musica classica o mostre/esposizioni a carattere prevalentemente religioso. In particolare ogni anno il 30 novembre viene celebrata una messa in occasione della ricorrenza di S. Andrea apostolo. L'associazione continua tuttora la propria attività, volta anche alla valorizzazione e divulgazione culturale della storia e iconografia legata al luogo. Il monumento è unanimemente considerato tra i più antichi della città di Melzo e tutti i cittadini si sentono ad esso legati ed il loro concorso, anche in donazioni, non è mancato. La chiesa di S. Andrea si avvia ora a celebrare gli otto secoli dalla nascita, ma la sua storia non è ancora completamente esplorata e le ricerche continuano.

     


Associazione Amici di Sant'Andrea - Melzo (MI) - www.amicisantandrea.com